UNA TRADIZIONE CHE CI RIPORTA ALLE ORIGINI DELLA NOSTRA FEDE

Eccoci davanti a Presepe a contemplare il Dio Bambino.
Invitiamo tutti a farlo nelle proprie case.
Invitiamo a contribuire alla raccolta in favore dei fratelli carcerati che non godono del sostegno delle loro famiglie.
Facciamo giungere loro un po’ di calore umano e solidarietà sotto forma di generi di igiene intima così necessari in un ambiente carcerario.

“Ero carcerato e siete venuti a trovarmi” Mt 25, 35

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“… il presepe fa parte da molti secoli, fin dal tempo di San Francesco nel 1100 circa, della tradizione storica, culturale, artistica e sociale oltre che religiosa del popolo italiano. Per cui la scuola è certamente uno dei luoghi più importanti per far conoscere e apprezzare dagli studenti tutto ciò che riguarda un patrimonio di valore inestimabile, che non va né ignorato né sottaciuto, ma illustrato e sostenuto.
Laicità della scuola non significa neutralità su questi aspetti fondativi del sapere e della proposta culturale da offrire ad ogni alunno. Il rispetto delle differenze, di cui sono portatori genitori e alunni provenienti da paesi di diverse culture e religioni, non significa rinunciare ai propri valori nazionali, semmai vuol dire allargare le conoscenze e l’incontro con questi nuovi apporti.
Per cui se devo spiegare il significato del Natale, e quindi di un fatto concreto e di attualità che investe la vita delle famiglie e dell’intera nazione, non risponde al vero parlare solo della festa della vita o dell’albero, ignorando che al centro ci sta la nascita storica di un bambino che è Gesù Cristo. Un evento, questo, non confinabile nell’ora di religione, ma che va conosciuto perché ha sue precise tradizioni culturali, artistiche e religiose come è appunto il presepe immortalato da quadri e pitture dei più grandi artisti della nostra storia e che investono l’oggi concreto del vissuto, lo si voglia o no, di gran parte del popolo italiano. La scuola italiana deve dunque offrire ad ogni alunno tali oneste e vere conoscenze, affinché egli sappia interpretare il fatto del Natale correttamente e vivere con verità la festa che ne esprime il senso. Se voglio spiegare «La divina commedia» o la Cappella Sistina di Michelangelo non posso limitarmi a illustrarne le tecniche letterarie o pittoriche senza far cogliere la potenza espressiva dei contenuti che queste opere esprimono e il loro naturale retroterra religioso da cui sono state tratte.
Dico questo con molto rispetto e ben sapendo quanto su questo punto siano necessarie saggezza e impegno educativo che sappia assumere posizioni responsabili e coerenti, che evitino le contrapposizioni e prese di posizioni dettate dal vero amore e servizio alla cultura e alla serena e positiva crescita di ogni alunno. La scuola è luogo di pace e di dialogo, di sereno e costruttivo incontro tra tutte le sue componenti; ma non è luogo separato dal mondo e dalla società, asettico e neutro rispetto alla realtà in cui vivono gli alunni.”
+ Cesare NOSIGLIA, Arcivescovo di Torino
 

Dalla Lettera Apostolica di Papa Francesco “Admirabile Signum”

“Il mirabile segno del presepe, così caro al popolo cristiano, suscita sempre stupore e meraviglia. Rappresentare l’evento della nascita di Gesù equivale ad annunciare il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio con semplicità e gioia. Il presepe, infatti, è come un Vangelo vivo, che trabocca dalle pagine della Sacra Scrittura. Mentre contempliamo la scena del Natale, siamo invitati a metterci spiritualmente in cammino, attratti dall’umiltà di Colui che si è fatto uomo per incontrare ogni uomo. E scopriamo che Egli ci ama a tal punto da unirsi a noi, perché anche noi possiamo unirci a Lui.

Con questa Lettera vorrei sostenere la bella tradizione delle nostre famiglie, che nei giorni precedenti il Natale preparano il presepe. Come pure la consuetudine di allestirlo nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ospedali, nelle carceri, nelle piazze… È davvero un esercizio di fantasia creativa, che impiega i materiali più disparati per dare vita a piccoli capolavori di bellezza. Si impara da bambini: quando papà e mamma, insieme ai nonni, trasmettono questa gioiosa abitudine, che racchiude in sé una ricca spiritualità popolare. Mi auguro che questa pratica non venga mai meno; anzi, spero che, là dove fosse caduta in disuso, possa essere riscoperta e rivitalizzata…

… Davanti al presepe, la mente va volentieri a quando si era bambini e con impazienza si aspettava il tempo per iniziare a costruirlo. Questi ricordi ci inducono a prendere sempre nuovamente coscienza del grande dono che ci è stato fatto trasmettendoci la fede; e al tempo stesso ci fanno sentire il dovere e la gioia di partecipare ai figli e ai nipoti la stessa esperienza. Non è importante come si allestisce il presepe, può essere sempre uguale o modificarsi ogni anno; ciò che conta, è che esso parli alla nostra vita. Dovunque e in qualsiasi forma, il presepe racconta l’amore di Dio, il Dio che si è fatto bambino per dirci quanto è vicino ad ogni essere umano, in qualunque condizione si trovi.

Cari fratelli e sorelle, il presepe fa parte del dolce ed esigente processo di trasmissione della fede. A partire dall’infanzia e poi in ogni età della vita, ci educa a contemplare Gesù, a sentire l’amore di Dio per noi, a sentire e credere che Dio è con noi e noi siamo con Lui, tutti figli e fratelli grazie a quel Bambino Figlio di Dio e della Vergine Maria. E a sentire che in questo sta la felicità. Alla scuola di San Francesco, apriamo il cuore a questa grazia semplice, lasciamo che dallo stupore nasca una preghiera umile: il nostro “grazie” a Dio che ha voluto condividere con noi tutto per non lasciarci mai soli.”
 
Dato a Greccio, nel Santuario del Presepe, 1° dicembre 2019, settimo del pontificato.
FRANCESCO

http://www.vatican.va/content/francesco/it/apost_letters/documents/papa-francesco-lettera-ap_20191201_admirabile-signum.html