Desidero condividere con tutti voi la bella lettera che don Guido e don Francesco, parroco e viceparroco della Parrocchia della Crocetta, hanno inviato ai loro parrocchiani.
È l’occasione anche per augurare a tutti voi una buona domenica.

don Nino

Carissimi parrocchiani e amici,
Siamo ben contenti di potervi comunicare, attraverso questa lettera, i sentimenti del nostro cuore, ma sogniamo la domenica in cui i medesimi pensieri li potremo condividere guardandoci negli occhi e pregando finalmente insieme! Sarà bello quel giorno anche se, guardandoci attorno, tristemente non ritroveremo tutti i volti amati e conosciuti.
In questa seconda domenica di Pasqua vorremmo proporvi una semplice riflessione. Sono pensieri suscitati in noi dai Vangeli che narrano le apparizioni del Risorto e che la liturgia ci offre in questo periodo. Li potreste utilmente meditare nelle vostre case leggendo “le finali” dei quattro Vangeli. Fatevi questo dono!

In questi ultimi anni nelle celebrazioni della veglia Pasquale e della domenica di Pasqua ci siamo abituati a salutarci non con un usuale “buona Pasqua!”, ma con la dichiarazione di fede “Cristo è Risorto!” – “È veramente Risorto!”.
L’abbiamo fatto in tanti. E forse ci ha aiutato a rimettere al centro non la festa, ma il Festeggiato.
Potremmo tuttavia correre ugualmente un rischio: pensare a Gesù Risorto come a un evento, a un personaggio, pur grande, ma del passato. Un passato da ricordare e celebrare e basta.
Una fede un po’ più profonda ci chiede invece di guardare al ”Risorto” come al “Vivente”.
I Vangeli ci raccontano episodi di apparizioni proprio per aiutarci a entrare in relazione con Lui, il VIVENTE oggi.L’esperienza che hanno fatto le donne, gli apostoli e i discepoli in quella Pasqua diventi la nostra esperienza di fede.

I Vangeli ci dicono che Gesù è IL VIVENTE che anche OGGI continua a camminare con noi come ha camminato – in incognito – la sera di Pasqua per 15 chilometri con i discepoli di Emmaus. In quel cammino Gesù è entrato in punta di piedi, ha ascoltato, ha parlato, ha spiegato. Ha scaldato loro il cuore.
Abbiamo bisogno di sentire la sua presenza discreta e delicata che conforta, sostiene, incoraggia. La meditazione del Vangelo può ottenere questo effetto.
Ed è Lui che ci assicura OGGI: “Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”.
Grande sofferenza è la solitudine. In questo tempo chi è normalmente solo … lo è ancora di più. Certo, la fede ci assicura che il Signore è con noi e molti ne fanno interiore esperienza.
Sarebbe più facile avvertire la presenza amorevole del Signore se fossimo noi il segno tangibile di questa Sua
presenza. Non intendeva forse anche questo, Gesù, quando diceva a chi l’avrebbe seguito: “Voi mi sarete
testimoni”?

La fede ci dice che Gesù è il VIVENTE che si rivolge a noi OGGI dicendo “Pace a voi!”, come ha detto agli apostoli, non rinfacciando tradimento e abbandono, ma assicurando un perenne sguardo di benevolenza che non condanna ma accoglie.
Sarebbe più umana la nostra vita se sapessimo tessere relazioni di pace e di riconciliazione. Se la benevolenza
prevalesse sulla malevolenza. Se il nostro sguardo fosse di accoglienza e non di rifiuto, come il Suo.
La domanda “mi ami tu?”, che quel giorno ha posto a Pietro, Gesù continua a rivolgerla a noi, per dirci che questo è importante: amarlo, pur con i nostri rinnegamenti. Per invitarci a credere che per Dio non conta tanto chi siamo stati finora, ma chi possiamo essere in futuro.
Per assicurarci che dove noi facciamo “strappi”, Lui fa ricami! Sì, Gesù è il VIVENTE che si rivolge OGGI a ciascuno di noi personalmente per nome, come ha fatto quel giorno con Maria Maddalena chiamandola “Maria!”.
Quale sussulto di gioia avvertiamo in noi quando ci sentiamo chiamati per nome da chi ci ama, da Gesù stesso.
Perché per Dio non siamo un numero. Siamo tutti … figli unici.
Anche l’apostolo Tommaso ha sperimentato nel dubbio l’amore forte e tenero di Gesù che, con delicato
rimprovero lo invita a credere: “Tommaso tu hai creduto perché hai veduto. Beati quelli che crederanno senza
aver visto”. Come vorremmo anche noi cadere ai Suoi piedi e gridare le parole di Tommaso “mio Signore e mio Dio!”.

La Pasqua ci ricorda che Gesù è il VIVENTE che continua a dirci OGGI dopo giornate fallimentari, come quelle degli apostoli che quella notte non avevano pescato nulla, “Gettate le reti dall’altra parte e troverete”.
Abbiamo bisogno di queste parole di speranza ora che il futuro del lavoro, dell’economia, della società, delle
nostre famiglie ci appare così denso di nubi … Credere è sperare che anche per noi ci sia “un’altra parte” ove
gettare la rete delle nostre preoccupazioni.

Papa San Giovanni Paolo II ha voluto che questa seconda Domenica di Pasqua fosse dedicata alla “Divina
Misericordia”. La misericordia! Qualcuno ha detto che questo è il “pallino” di Papa Francesco. Veramente lo era già di Giovanni Paolo II, che ne ha istituito la festa, perché la Misericordia – se mai – è “il pallino” di Dio, è la sua specificità, è nel suo DNA. Gesù Risorto ci ha rivelato così il Padre. Quanto conforto ci dà sapere che questo è il nome di Dio e quanta sana inquietudine getta nel nostro cuore, perché saremo figli-discepoli di Dio-Misericordia, di Dio-Amore, se la misericordia e l’amore diventeranno la nostra caratteristica, trasformeranno il nostro DNA.
Sempre, ma soprattutto in questo tempo così freddo dentro. Perché è di questo che sempre abbiamo bisogno.
Buona Domenica della Misericordia, ricevuta e donata.

Domenica 19 aprile 2020

+ don Guido e don Francesco